Educare all’umanità oggi non è un’opzione: è una necessità urgente.

Quanto accaduto a Santa Croce di Magliano rappresenta un episodio di violenza che non può e non deve essere minimizzato. Tuttavia, ciò che colpisce con altrettanta forza è il clima di violenza verbale che emerge nei commenti agli articoli di cronaca: linguaggi carichi di odio, invocazioni punitive, giudizi sommari. È necessario sottolinearlo con chiarezza: la violenza non si contrasta attraverso altra violenza, nemmeno quando assume la forma di parole.

Dal punto di vista psicologico e pedagogico, la violenza verbale è un potente fattore di normalizzazione dell’aggressività. Le parole costruiscono cornici cognitive e affettive: quando l’insulto, l’umiliazione e la sopraffazione diventano modalità comunicative accettate, si crea un contesto che legittima il passaggio all’azione. In altre parole, il linguaggio violento non è solo una conseguenza del disagio sociale, ma ne è anche un fattore di mantenimento e amplificazione.

Ripartire dall’educazione significa innanzitutto interrompere questa spirale. La scuola non può ridursi a un luogo di mera trasmissione di saperi teorici; la ricerca pedagogica è chiara nel riconoscere che la funzione primaria dell’istituzione scolastica è anche quella di educare all’umanità, allo sviluppo delle competenze socio-emotive, alla regolazione delle emozioni e al rispetto dell’altro.

In quest’ottica, i docenti non possono né devono tollerare condotte caratterizzate da grida, offese e aggressività verbale, considerandole come “normali dinamiche”. L’assenza di intervento educativo rafforza l’idea che tali comportamenti siano accettabili. Sono necessarie azioni educative strutturate, coerenti e continuative, che coinvolgano attivamente le famiglie, perché la responsabilità educativa è sempre condivisa.

Viviamo in un clima sociale che sembra premiare chi è più forte, chi urla di più, chi umilia o colpisce. Questo modello produce fragilità, non sicurezza; genera paura, non autorevolezza. Ripartire dal rispetto significa promuovere una cultura della responsabilità, del limite e della dignità reciproca, elementi fondamentali per la prevenzione di ogni forma di bullismo e violenza.





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